
La
mancanza di domanda è l’incessante litanìa intonata nei salotti da Grande Bellezza, nei convegni delle Fondazioni e sui media di regime, da politici incapaci, giornalisti sussiegosi e burocrati corrotti. Con il sottinteso che la mitica domanda si stimola sempre, soltanto e comunque attraverso la
spesa pubblica. Mai una volta che nei discorsi aulici la domanda si stimoli attraverso gli investimenti privati o l’innovazione.
Il motivo è semplice, addirittura banale: nessuno investe in un paese bastonato da
tasse confiscatorie, nelle mani di una burocrazia demenziale e alla mercé di una giustizia kafkiana. Pertanto parlare di investimenti significherebbe per una classe politica alla deriva, un’armata di papaveri ministeriali e una casta togata, doversi guardare allo specchio e scoprire le piaghe purulente sul proprio volto, che invece ascari e sicofanti descrivono come giovane e luminoso.
Il corollario dell’allucinata vulgata “stimolatoria”, strombazzata lungo tutto lo spettro politico da Renzi ad Alemanno, asserisce che la crisi è colpa dell’Europa matrigna, dell’euro, dei banchieri, delle trame demo-pluto-giudaico-massoniche e del Bilderberg. Tutti complici nell’immondo complotto che impedisce all’operoso e ineffabile governo italiano di contrarre
ulteriori debiti per tornare ad essere il Giardino d’Europa come nei favolosi anni Settanta. Quando l’Italia fallita doveva implorare i prestiti del Fondo Monetario Internazionale per comprare cibo e carburanti.
E per colmo della schizofrenia, ad alimentare il flusso di tali sovrane baggianate è persino la cosiddetta opposizione grillina di lotta e di Ambrosetti. I guru della setta casaleggia esecrano la casta, ma al contempo vogliono che la suddetta casta foraggi
ad libitum le proprie clientele
massacrando di debiti i giovani, le imprese che sopravvivono e le future generazioni. E siccome la deriva demagogica deve aggrapparsi a qualche straccio di argomento, Di Maio & Co. abbindolano gli adepti con il miraggio del
reddito di cittadinanza, cioè l’anello di congiunzione tra la paghetta di papà e la pensione anticipata. Previo ripudio della Legge Fornero che, senza dubbio alcuno, ha affossato la domanda.